Roma, 11 giugno 2020

Armi per l'Egitto

A cura di M. Simoncelli

Il “Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa” del governo italiano afferma l’”interesse vitale nazionale a operare affinché la regione euro mediterranea possa evolvere verso una situazione di maggiore stabilità, progresso economico e rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, nel cui ambito il processo di competizione democratica possa sostituire quello della contrapposizione conflittuale”. Uno degli strumenti della politica estera e della sicurezza è anche quello rappresentato dagli accordi commerciali nel settore militare, cioè le esportazioni di armamenti e di munizioni, nonché la relativa assistenza. Il nostro export militare indirizzato nell’area nordafricana e mediorientale (altamente instabile) rappresenta nel 2019 il 32,5% del totale del commercio italiano in tale settore, mentre nel triennio precedente arrivava mediamente quasi al 52%. Tra i paesi nostri clienti dell’area euro mediterranea vi è l’Egitto, il cui presidente al-Sisi, al potere in Egitto dopo il colpo di stato del 2013, sostiene il generale Haftar, appoggiato dalla Russia e da tempo in guerra contro il governo di al-Sarrāj, riconosciuto dalla comunità internazionale e dall’Italia. Nonostante la dittatura militare e le note violazioni dei diritti umani, tra cui rientrano anche la vicenda del giovane italiano Giulio Regeni (2016) e quella più recente di Patrick Zaky (2020), Il Cairo ha ricevuto dal 2016 al 2019 dall’Italia armi e munizioni per 955,3 milioni di euro.

Export italiano di armi e munizioni 2014-2019 (Mln €)

2014 2015 2016 2017 2018 2019
31.8 37.6 7.1 7.4 69.1 871.7

 

Come è evidente, dopo un rallentamento nell’export nel biennio 2016-17, il nostro export verso l’Egitto è ripreso significativamente, al punto che nel 2019 è divenuto il primo nostro acquirente. Ad oggi risultano in corso trattative per la vendita ulteriore di nostre due fregate FREMM per un valore di 9 miliardi di euro al Cairo, mentre contemporaneamente l’Italia ha assunto il comando della missione aeronavale europea Irini che dovrebbe garantire il rispetto dell'embargo Onu sulle armi in Libia, che appunto provengono dai paesi limitrofi. Sono purtroppo evidenti le contraddizioni nei nostri comportamenti, rischiando di minare ulteriormente la credibilità internazionale dell’Italia.

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