COMUNICATO STAMPA DI ARCHIVIO DISARMO-IRIAD
ROMA, 14 OTTOBRE 2022


UNA GUERRA NUCLERE “LIMITATA”? I DANNI E LE VITTIME PER L’ITALIA
Uno studio di scenario


             Che cosa accadrebbe se, incalzati dall'avanzata dell'esercito ucraino, i russi lanciassero una"piccola" bomba nucleare, una di quelle testate miniaturizzate di pochi chilotoni, con un raggio distruttivo limitato a poche centinaia di metri ma incontrastabile da parte di qualsiasi forza convenzionale?


A parte il disastro a livello locale, i russi infrangerebbero il patto non scritto che trattiene le potenze nucleari dal "primo uso". Difficilmente gli americani tollererebbero tale violazione e con tutta probabilità punirebbero la postazione da cui è partito l'attacco con la sua distruzione. Con armi convenzionali o nucleari? "L'interrogativo ‒ osserva Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo ‒ è drammaticamente attuale perché da esso dipende l'interruzione o al contrario l'intensificazione di un'escalation nucleare". In quest'ultimo caso si passerebbe dalle testate tattiche a quelle a medio raggio (oltre 500 km.) dirette alla regione europea e da queste a quelle strategiche, dirette ai territori delle due maggiori potenze nucleari, gli Stati Uniti e la Russia.


Aggiunge il vice-presidente di Archivio Disarmo, Maurizio Simoncelli: "Non si tratta di un'idea di pacifisti radicali, né di pessimisti per partito preso. Si tratta di scenari che presso gli stati maggiori delle superpotenze sono allo studio da sempre e che da quando i russi hanno invaso l'Ucraina vengono aggiornati a Mosca e a Washington giorno per giorno, se non ora per ora".


A questo punto all'Archivio Disarmo hanno deciso di utilizzare il modello di scenario elaborato da Alex Wallerstein e applicato dall'università di Princeton per stimare le vittime di un conflitto nucleare generalizzato che, in quel tragico caso, ammonterebbero a una cifra di circa 34 milioni soltanto nelle prime ore.


Anche prima di arrivare a quel livello e limitandosi all'intervento di armi nucleari “tattiche”, le conseguenze sarebbero catastrofiche. Le bombe russe potrebbero attaccare obiettivi in Italia "paganti" dal punto di vista militare, quali basi aeree e navali e comandi Nato. Prime nel mirino sarebbero le basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) che ospitano insieme circa 40 testate nucleari. Ulteriori bersagli potrebbero essere rappresentati da altre basi e comandi militari Nato quali Vicenza (Caserma del Din e Caserma Ederle), Livorno (Camp Darby), Gaeta, Napoli (Naval Support Activity), Taranto, Sigonella (Naval Air Station). Secondo la simulazione, pubblicata oggi sulla rivista on line di Archivio Disarmo “Iriad review. Studi sulla pace e sui conflitti”, il bombardamento russo degli obiettivi sopracitati provocherebbe almeno 55 mila morti e oltre 190 mila feriti. La gran parte delle vittime deriverebbe dai bombardamenti degli obiettivi in prossimità delle città: Napoli (circa 21 mila morti e 109 mila feriti), Vicenza (12 mila morti e 45 mila feriti), Gaeta (12 mila morti e 5 mila feriti) e Taranto (7500 morti e quasi 27 mila feriti). Al danno umano va aggiunto quello economico che il blocco di infrastrutture e di centri nevralgici provocherebbe sull’intera Penisola e quello ambientale provocato dal fall out nucleare e dalla persistenza delle radiazioni.


“Prevedere lo scenario peggiore non significa contribuire a determinarlo ma, al contrario, contribuire a prevenirlo”, sottolinea Francesca Farruggia, Segretario Generale di Archivio Disarmo. Aderendo a un ragionamento che riprende il pensiero strategico classico, basato sul worst case, l’obiettivo di Archivio Disarmo è mettere in guardia nei confronti di una minaccia altamente improbabile, ma terrificante. Come noi e con molti più mezzi di noi, confidiamo che allo stesso obiettivo stiano lavorando i governi, le organizzazioni internazionali di cui fa parte l’Italia e le Nazioni Unite.

 


Ufficio Stampa
Claudia Lamonaca
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