Pietro Pinna, uno dei primissimi obiettori di coscienza al servizio militare (1948), ci ha lasciato. È stato grazie alla sua coraggiosa testimonianza, pagata con la detenzione nelle carceri militari, ad aprire la strada al servizio civile alternativo nel 1972 e all’attuale servizio civile volontario. Migliaia di giovani in questi decenni hanno vissuto preziose esperienze grazie al suo impegno nonviolento che ha proseguito negli anni, testimoniando sempre la sua coerenza e la sua dedizione alla lotta per la pace tra gli uomini.

 

Biografia Pietro Pinna (Finale Ligure, 1927 – Firenze, 13 aprile 2016) 

Attivista della nonviolenza italiana. 

Pietro Pinna, nato a Finale Ligure nel 1927 e deceduto a Firenze il 13 aprile 2016, è stato il primo obiettore di coscienza al servizio militare per motivazioni non confessionali ma specificamente nonviolente, è una delle figure di riferimento per i movimenti e le iniziative per la pace e una delle personalità più illustri della vita civile italiana.

Di origine sarda, Pinna viveva a Ferrara quando, alla fine del 1948, fu chiamato alle armi. Diventato fortemente antimilitarista dopo aver vissuto gli orrori della Seconda guerra mondiale, e influenzato dal pensiero di Aldo Capitini, decise di rifiutare di prestare il servizio di leva, passando alla storia come il primo obiettore di coscienza d'Italia per motivi politici.

Processato per disobbedienza, fu condannato al carcere una prima volta per dieci mesi, e successivamente per altri otto. Al processo venne difeso dall'avvocato Bruno Segre, che diventerà uno dei più famosi difensori italiani nel campo dell'obiezione di coscienza. Venne infine riformato per "nevrosi cardiaca".

Pinna in seguito divenne uno dei più stretti collaboratori di Capitini, con cui organizzò la prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi nel 1961 (e dopo la scomparsa del filosofo perugino le tre successive), e con Capitini fu fondatore del Movimento Nonviolento di cui fu anche segretario nazionale, dal 1968 al 1976. Ha continuato ad operare nel Movimento Nonviolento per tutta la vita e ad essere direttore responsabile della rivista Azione nonviolenta.

Infaticabile promotore della nonviolenza, per le sue storiche, luminose azioni dirette nonviolente per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione, pagò più volte in prima persona con il carcere le sue scelte.

Il 17 gennaio 1973, già segretario del Movimento Nonviolento, in seguito ad una affissione contro la celebrazione delle Forze armate il 4 novembre ("Non festa ma lutto"), fu arrestato a Perugia e condannato per direttissima per vilipendio alle Forze armate. In seguito alle manifestazioni avvenute in suo sostegno in diverse città, venne liberato quattro settimane dopo su istanza di grazia dell'allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone.

Nell'aprile del '79 fu condannato dalla Corte d'Appello di Trieste ad una pena di 8 mesi di reclusione per blocco stradale, pena successivamente condonata.

Fu tra gli organizzatori della Marcia Catania-Comiso (24 dicembre 1982 - 3 gennaio 1983) per protestare contro l'installazione della base missilistica statunitense, prima azione concreta di lotta nonviolenta contro le installazioni militari in Italia.

Nel 2008 è stato insignito del Premio Nazionale Nonviolenza.

Nel 2012 la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pisa gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze per la Pace.

Tra le opere di Pietro Pinna, fondamentale è “La mia obbiezione di coscienza”, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1994; numerosi suoi contributi sono stati pubblicati in vari volumi, oltre ai molti suoi scritti apparsi su "Azione Nonviolenta".