Il 6 agosto ricorre l’anniversario del primo bombardamento nucleare bellico della storia, effettuato sulla città di Hiroshima nel 1945 e seguito, pochi giorni dopo, da quello su Nagasaki (9 agosto).

Durante la guerra fredda si era arrivati a circa 80.000 testate nucleari, mentre il processo di riduzione ha portato oggi gli arsenali a contarne "solo" 15.350, per la maggioranza in possesso di Russia (7.300) e Stati Uniti (6.970).

Tale riduzione è apprezzabile, ma preoccupa il fatto che il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) dopo quasi 50 anni non è servito ad eliminare totalmente le atomiche e che le strategie di sicurezza di molti paesi continuano a far affidamento su di esse.

Inoltre, non va dimenticato che tali armi sono in possesso, oltre che dei cinque paesi autorizzati dal TNP (USA, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), anche di paesi non firmatari (Israele, India, Pakistan e Corea del Nord) e che, d’intesa con Washington, altri paesi ancora (Germania, Belgio, Olanda, Italia e Turchia) detengono bombe del tipo B61 sui propri territori, in aperta violazione del TNP.

Queste stanno venendo potenziate nel modello B61-12 e verranno installate sui nuovi vettori Lockheed Martin F35 Lightning II, dotati di capacità stealth e di un raggio d’azione in grado di giungere nel cuore della Russia, incrementando quindi le tensioni in atto nei rapporti Est-Ovest. Infatti gli aerei (General Dynamics F-16 Fighting Falcon F16 e Panavia Tornado) su cui attualmente sono montate le bombe nucleari hanno un raggio d’azione di 550-600 km, mentre i nuovi velivoli in corso di dispiegamento F35 raggiungono i 1.080 km.

L’arma nucleare appare oggi come un pericoloso status symbol di potenza ricercato dagli stati, come dimostra la questione nordcoreana. Né va sottovalutato il rischio che gruppi terroristici ne entrino in possesso, tanto che sono stati avviati una serie di Summit internazionali (2010, 2012, 2014, 2016) al fine di garantire la sicurezza rispetto a tale minaccia.

Le oltre 15.000 testate sono una minaccia per l’intera umanità e l’ambiente terrestre. Sono un’arma di distruzione di massa i cui effetti, anche se utilizzate in minima parte, non possono essere controllati e/o circoscritti, come dimostra il documento dell’Iniziativa Umanitaria, sottoscritto sinora da 117 stati (l’Italia non ha firmato).

Solo l’opzione zero, come ha affermato lo stesso presidente Obama nel vertice di Praga del 2010, resta l’unica vera garanzia di sopravvivenza.

 

Maurizio Simoncelli
Vice presidente IRIAD

 

Fonti: http://fas.org/issues/nuclear-weapons/status-world-nuclear-forces/; https://www.sipri.org/media/press-release/2016/global-nuclear-weapons-downsizing-modernizing
Legenda: n.d. = dati non noti; ? = dati non certi

 

Per ulteriori approfondimenti:

-Le molteplici ragioni dell’insicurezza nucleare militare Test, tensioni, conflitti, errori, incidenti - di Irene Scaramellini

- La questione nordcoreana - di Juan Carlos Rossi 

- TERRORISMO NUCLEARE Le vulnerabilità del contesto internazionale e l’evoluzione del fenomeno terroristico alimentano la minaccia di una possibile deriva nucleare e radiologica delle formazioni illegali - di Romano Zampetti 

- La terza Conferenza sull’Impatto Umanitario delle Armi Nucleari (Vienna, 8-9 Dicembre 2014) - di Michela Capuani 

- Il III Nuclear Security Summit L’Aja 24-25 marzo 2014 - di Roberta Daveri